La Realtà Nel Fantastico #2 - Il potenziale del fumetto

Dopo introduzioneprimo capitolo, ecco qui di seguito il secondo capitolo della mia tesi.
Buona lettura!


LA REALTÀ NEL FANTASTICO 
DAGLI STUDI DI TOLKIEN AL FUMETTO D'AUTORE 


2 - IL POTENZIALE DEL FUMETTO

2.1 - Un'arte ignorata
    Uno dei più infelici punti in comune tra la fiaba e il fumetto è senza dubbio la diffusa sottovalutazione da parte dell'opinione pubblica: anche chi non è appassionato di arte drammatica o di musica, riconosce l'universalità e il valore di tali forme d'arte, ma dovendo, quelle stesse persone, manifestare un giudizio sulle fiabe o sul fumetto, esprimeranno nella maggior parte dei casi un'opinione affatto diversa, ossia che le fiabe sono ottimi strumenti per intrattenere i bambini, magari fornire loro una morale e nulla più, e il fumetto - per chi non ne conosce le potenzialità - nient'altro che una colorata mescolanza di immagini e parole, particolarmente apprezzata e adatta per bambini e ragazzi. 

    A questo proposito, per dimostrare ed argomentare meglio queste affermazioni, è qui di seguito presentato un sondaggio realizzato proponendo a 400 persone tra i 18 e i 30 anni di esprimere quali tra le diverse arti sia quella che più li interessa, che reputano più importante per loro, e alla quale dedicano più tempo e passione. 

Fig. 2.1 - Risultati del sondaggio sull'apprezzamento delle diverse arti.

    Come ben si intuisce dal grafico, l'idea comune è che il fumetto sia un'arte minore, a cui dedicare minor tempo e attribuire minore importanza. La verità è un'altra, e sarebbe un doveroso atto di cultura e onestà smentire queste diffuse convinzioni. Il fumetto non è una semplice forma d'arte, come la fiaba non è un semplice genere letterario: essa è stata da tempo “esiliata” nel mondo dell'infanzia, come “mobili sciupati o fuori moda vengono relegati nella stanza dei giochi”; dimenticandosi delle sue origini, l'uomo ha reinterpretato la funzione delle fiabe in un modo superficiale ed erroneo, svuotandole della loro vera e profonda essenza, e spesso scrivendole o adattandole apposta per i bambini, diventando per lo più “caotiche, sovente malconce, un guazzabuglio di elementi, scopi e gusti disparati”⁶.


2.2 - I bambini
    A tale proposito, diventa necessario citare C. S. Lewis, grande amico di Tolkien, con cui condivideva la passione per la mitologia e per il fantastico, e autore della saga fantastica Le Cronache di Narnia, che in un suo scritto riflette sui modi più o meno opportuni di scrivere per l'infanzia. Dalle sue riflessioni emerge il fatto che scrivere con l'intento di compiacere i bambini, dar loro ciò che vogliono, vedendoli un po' come una curiosa specie a sé stante con desideri ben stabiliti e catalogati, è assolutamente l'approccio peggiore che si possa adottare. Se invece vediamo i bambini per quello che sono, cioè esseri umani che semplicemente devono ancora ricevere una formazione, allora vedremo che ciò di cui hanno davvero bisogno sono le stesse cose di cui ha bisogno un uomo adulto, ossia trovare una spiegazione alla realtà che lo circonda, più che evadere da essa, in modo da donare al racconto un senso ed una profondità che, sebbene sia espresso in un linguaggio consono ad un pubblico infantile, sia apprezzabile e valido anche per un lettore adulto. 

Un libro non merita di essere letto a dieci anni se non merita di essere letto anche a cinquanta. 
C.S. Lewis 

2.3 - Una migliore formazione artistica
    Per quanto riguarda il fumetto, vale un discorso molto simile: il problema sta nei modi in cui esso è stato acquisito dalla società, e nella maniera in cui viene trasmesso alle nuove generazioni. Come accennato in precedenza, l'opinione diffusa che si ha, e che i giovani hanno, del fumetto, è che, salvo rare eccezioni, sia “roba per bambini”, e la trasmissione del fumetto verso figli ed alunni non tende minimamente a risanare questo pregiudizio, presentandoli sempre come un semplice svago, nulla di più di un gioco o comunque un infantile intrattenimento che, inevitabilmente, tende a venire abbandonato nel periodo dell'adolescenza, in quanto ritenuto un passatempo immaturo e inadatto ad un'età in cui si scoprono nuove realtà e nuove aree d'interesse, per lo più assenti nelle letture dei fumetti conosciuti da coloro che non hanno che una conoscenza minima della letteratura disegnata, ossia la stragrande maggioranza dei ragazzi. Questo non vuol dire che gli adolescenti non leggano affatto fumetti ma, in seguito alla parziale e pessima formazione ed informazione che essi hanno ricevuto al riguardo, essi prediligono esclusivamente opere commerciali, seriali e popolari, caratterizzati per lo più da un'estetica, un'etica e una narrazione di basso o bassissimo livello artistico e letterario. Abbiamo visto come la quantità di ragazzi che hanno letto o sono a conoscenza di fumetti d'autore, pubblicati in volume, allo stesso modo in cui conoscono grandi opere di letteratura o pittura è praticamente inesistente, “questi lettori ci sono ma, statisticamente parlando, è come se non esistessero”. 

    Il problema è quindi nella formazione dei giovani, infatti la cultura e l'arte trasmesse a scuola sono estremamente parziali: di alcune arti come pittura, architettura e scultura viene presentata spesso solo la mera cronologia, senza soffermarsi sui loro linguaggi, messaggi e potenzialità; di altre non se ne parla affatto, etichettandole così, indirettamente, come non degne di attenzione e trasmissione, e inferiori come qualità comunicativa ed artistica alle opere di “arte tradizionale”. Dovrebbe perciò essere responsabilità di insegnanti ed esperti del settore trasmettere l'importanza o quantomeno l'esistenza di un articolato ed alternativo meccanismo comunicativo di cui la produzione grafica nel fumetto fa parte; l'ideale pedagogico e culturale verso cui si dovrebbe tendere è appunto un giusto e migliore posizionamento del fumetto nel quadro delle arti e della contemporaneità, nelle sue pari potenzialità e connessioni con forme di rappresentazione e spettacolo come l'incisione, la caricatura, il teatro, il cinema, il romanzo popolare e la narrativa di genere. Al pari di esse, il fumetto ha delle grandi potenzialità di comunicazione visiva e verbale, che però non rappresentano semplicemente l'accostamento delle risorse delle arti figurative e di quelle letterarie, ma vanno a costituire un linguaggio completamente nuovo e molto più ricco e complesso di quelli classici, che in alcuni casi riesce a trasmettere e rappresentare ciò che altri approcci e linguaggi faticherebbero a comunicare. 


2.4 - Le ricchezze di un grande linguaggio
    Un grande vantaggio, o comunque una grande differenza che il fumetto possiede rispetto alla fiaba, consiste nel fatto che quest'ultima, narrativamente, non può che raccontare e descrivere la storia e le immagini create dalla fantasia, mentre nel fumetto parole ed immagini sono presenti in egual misura ed insieme rappresentano la concreta e diretta testimonianza dell'immaginazione dell'autore. Se in seguito alla lettura di un racconto nella mente del lettore rimane il ricordo della vicenda, più o meno magistralmente raccontata, dopo aver letto un fumetto, se esso è di buona qualità si avrà un'impressione più complessa o, per meglio dire, non si avrà solo il ricordo di una vicenda, di una storia, ma si avrà la nitida memoria di un intero mondo: immagini, colori, volti, pensieri ed azioni che in egual misura lo compongono. 

    Un'altra particolare ricchezza che probabilmente nessun altro linguaggio possiede a tale livello è il ritmo: il tempo acquisisce nel fumetto una comunicabilità mai raggiunta da altri media; ci sono fumetti in cui lo scorrere dei minuti, delle ore o dei giorni raggiunge una palpabilità e una quasi solida plasticità, da non poter far altro che far immedesimare il lettore non solo nella vicenda narrata, ma nella più completa dimensione del racconto disegnato, ricreando attorno a sé un'altra realtà, credibile e completa. 

    Un ultimo elemento che non può che rendere ulteriormente veritiera e “naturale” la narrazione nel fumetto, anche la più fantastica, è l'elevata somiglianza tra il modo in cui il lettore percepisce la vicenda narrata e il modo in cui l'uomo percepisce la realtà: gli ambienti, i personaggi e le atmosfere non sono raccontate, ma vengono mostrate, esattamente così come l'autore le ha pensate; i discorsi e gli interventi orali vengono trasmessi direttamente e le sensazioni, i pensieri e le emozioni non vengono raccontate indirettamente da un narratore esterno, ma comunicate dai personaggi e dalle immagini, così da acquisirle in maniera diretta ed immediata, come avviene nella realtà. 

    Il fumetto è molto probabilmente uno dei linguaggi in cui maggiormente si può ricercare ed individuare l'elemento narrativo descritto nel capitolo precedente, ossia la necessità di conferire alla narrazione “l'intima consistenza della realtà”, ossia non una semplice realisticità, ma un'effettiva veridicità della narrazione stessa, non nei suoi particolari visivi e fantastici, ma nello spirito della vicenda e dei personaggi, nei suoi interventi narrativi e nei suoi metodi attraverso i quali essa viene comunicata. 


Note
⁶ J.R.R. Tolkien, Albero e Foglia, V edizione, Bompiani, Milano, 2002, pag 52


Il prossimo capitolo si intitola Storia di un nuovo medium.
M

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